Aiutare significa non avere "attaccamento" a ciò che doniamo.
"...e ma chissà che uso ne fa"
"Ti ho regalato e nemmeno lo usi!"
Non dovrebbe essere un problema mio.
Chi sono io per giudicare il bisogno dell'altro?
"...vorrei, ma non so proprio cosa fare!"
Dare all'altro ciò che chiede?
E se non lo si reputa "corretto", discuterne con l'altro?
E non è necessario soffrire per la sofferenza dell'altro (taluni lo chiamano amore passivo) per prodigarsi.
Anzi, spesso il soffrire per la sofferenza dell'altro "paralizza" (è una forma di suscettibilità, un avversione che posso provare per un insetto che mi spaventa ad esempio).
Più importante il comprendere!
(Anch'esso comunque non necessario).
Devo aver avuto mal di testa nella vita per non dirti: "In fondo è solo un mal di testa!"?
Non basterebbe credere all'altro?
Ma di solito, chi non ci aiuta, non ha mai vissuto la nostra stessa esperienza di bisogno!
Ringrazio tutte (non proprio tutte, o almeno quelle risolte) le situazioni di in cui mi sono trovato, perchè sono state "devastanti" nei termini di presa di coscienza.
Mi sono vergognato per ciò che pensavo e dicevo prima (pre-giudizi), per le false certezze che avevo.
E ho capito che si può parlare solo di ciò di cui si è fatta esperienza (ci sarebbe molto più silenzio)!
Non permetto più a me stesso di esprimere un giudizio su ciò verso il quale non ho familiarizzato a sufficienza; e fuggo dall'ascoltare chi non parla per esperienza diretta.
Dunque, dobbiamo fare le peggiori esperienze per imparare la generosità?
No.
Nel donare autentico si riceve sempre!
Se non sentiamo di ricevere abbiamo un grosso problema, che prima o poi si manifesterà, di solito, come totale insoddisfazione, noia e senso di inutilità della propria vita!
Percepire la propria vita come inutile, non significativa, è la peggiore delle sofferenze.
"...si ma non tutti se ne rendono conto se stanno bene...".
La vita prima o poi "ferma" chiunque, banalmente si impone per ciò che è!
Posso anche scambiare un coltello per una piuma, ma ciò non impedisce al coltello di trafiggermi!
"...e ma chissà che uso ne fa"
"Ti ho regalato e nemmeno lo usi!"
Non dovrebbe essere un problema mio.
Chi sono io per giudicare il bisogno dell'altro?
"...vorrei, ma non so proprio cosa fare!"
Dare all'altro ciò che chiede?
E se non lo si reputa "corretto", discuterne con l'altro?
E non è necessario soffrire per la sofferenza dell'altro (taluni lo chiamano amore passivo) per prodigarsi.
Anzi, spesso il soffrire per la sofferenza dell'altro "paralizza" (è una forma di suscettibilità, un avversione che posso provare per un insetto che mi spaventa ad esempio).
Più importante il comprendere!
(Anch'esso comunque non necessario).
Devo aver avuto mal di testa nella vita per non dirti: "In fondo è solo un mal di testa!"?
Non basterebbe credere all'altro?
Ma di solito, chi non ci aiuta, non ha mai vissuto la nostra stessa esperienza di bisogno!
Ringrazio tutte (non proprio tutte, o almeno quelle risolte) le situazioni di in cui mi sono trovato, perchè sono state "devastanti" nei termini di presa di coscienza.
Mi sono vergognato per ciò che pensavo e dicevo prima (pre-giudizi), per le false certezze che avevo.
E ho capito che si può parlare solo di ciò di cui si è fatta esperienza (ci sarebbe molto più silenzio)!
Non permetto più a me stesso di esprimere un giudizio su ciò verso il quale non ho familiarizzato a sufficienza; e fuggo dall'ascoltare chi non parla per esperienza diretta.
Dunque, dobbiamo fare le peggiori esperienze per imparare la generosità?
No.
Nel donare autentico si riceve sempre!
Se non sentiamo di ricevere abbiamo un grosso problema, che prima o poi si manifesterà, di solito, come totale insoddisfazione, noia e senso di inutilità della propria vita!
Percepire la propria vita come inutile, non significativa, è la peggiore delle sofferenze.
"...si ma non tutti se ne rendono conto se stanno bene...".
La vita prima o poi "ferma" chiunque, banalmente si impone per ciò che è!
Posso anche scambiare un coltello per una piuma, ma ciò non impedisce al coltello di trafiggermi!