Esiste l'amore per l'altro, inteso come attrazione per la sua felicità e avversione verso la sua sofferenza, ma finchè l'altro è uno strumento per la propria autogratificazione.
Ed è già molto, in relazione a ciò che si osserva guardandosi attorno.
Ma esiste un Amore ancora più "puro", dove la mia gratificazione non è contemplata, il mio soddisfacimento non esiste.
È l'attrazione per l'altro per ciò che l'altro è!
È l'amore per la "bellezza" intrinseca di ogni essere vivente, senza che questo debba nemmeno necessariamente essere in relazione "amorosa" con noi.
È la semplice gioia che deriva dalla contemplazione della "bellezza" dell'altro senza alcun "tornaconto" personale.
Come la gioia di fronte ad un tramonto, che di certo non si può possedere!
E se il sole non potesse più tramontare, saremmo tristi per "lui", che non può più esprimere tutta la sua bellezza, più che per noi che non possiamo più vederla!
Si tratta di vedere l'altro per ciò che è, e non per ciò che è in relazione con noi.
Ma ciò si può verificare, esclusivamente se prima, le noste "necessità sane e basiche" sono soddisfatte, ovvero c'è amore per noi stessi.
Se sono mancante di amore per me, per forza di cose, l'altro sarà sempre visto in funzione di ciò che mi può dare.
E non potrà essere visto per ciò che è veramente!
Questo amore "puro" non può portare di certo alla delusione, in quanto non vi è ossessione per la propria autogratificazione.
È un tipo di amore sicuramente difficile da "toccare" ma anche solo comprendere razionalmente, e come detto sopra, sarebbe già tanto chiedersi: "sono attratto da te (che mi dai) o dalla tua felicità?"
Ed è già molto, in relazione a ciò che si osserva guardandosi attorno.
Ma esiste un Amore ancora più "puro", dove la mia gratificazione non è contemplata, il mio soddisfacimento non esiste.
È l'attrazione per l'altro per ciò che l'altro è!
È l'amore per la "bellezza" intrinseca di ogni essere vivente, senza che questo debba nemmeno necessariamente essere in relazione "amorosa" con noi.
È la semplice gioia che deriva dalla contemplazione della "bellezza" dell'altro senza alcun "tornaconto" personale.
Come la gioia di fronte ad un tramonto, che di certo non si può possedere!
E se il sole non potesse più tramontare, saremmo tristi per "lui", che non può più esprimere tutta la sua bellezza, più che per noi che non possiamo più vederla!
Si tratta di vedere l'altro per ciò che è, e non per ciò che è in relazione con noi.
Ma ciò si può verificare, esclusivamente se prima, le noste "necessità sane e basiche" sono soddisfatte, ovvero c'è amore per noi stessi.
Se sono mancante di amore per me, per forza di cose, l'altro sarà sempre visto in funzione di ciò che mi può dare.
E non potrà essere visto per ciò che è veramente!
Questo amore "puro" non può portare di certo alla delusione, in quanto non vi è ossessione per la propria autogratificazione.
È un tipo di amore sicuramente difficile da "toccare" ma anche solo comprendere razionalmente, e come detto sopra, sarebbe già tanto chiedersi: "sono attratto da te (che mi dai) o dalla tua felicità?"