Andare verso l'altro per scappare dalle proprie sofferenze è molto differente dall'andarci per AVVERSIONE alla sofferenza altrui.
Per carità, "curare se stessi attraverso l'altro" è già più di tanto. Più di quello che fa il 99% delle persone.
È quello che fanno la maggior parte degli psicologi.
Voglio aiutare l'altro o essere colui che aiuta l'altro?
Il problema è che per aiutare (amare) l'altro devo saper amare me stesso.
Come posso altrimenti trasmettere "gioia"?
Non è facile amare se stessi!
Devo sapermi "accogliere" in tutta la mia imperfezione.
Devo aver coltivato la compassione per me stesso.
Devo saper accogliere la sofferenza del mio passato nel presente per poterla "sciogliere", contrastando la forza opposta che ci porta al rifiuto della sofferenza.
Stessa cosa devo saper fare per le paure del futuro.
Non è una cosa che ci viene già data, ma è un percorso.
E ne vale la pena!
Ed è un lusso, che si può permettere solo una minima parte della popolazione del pianeta, cioè coloro che possono permettersi di non essere impegnati nel procacciarsi il necessario alla mera sopravvivenza.
Se sono impegnato a trovare cibo, riparo per la notte, salvaguardare la mia incolumità fisica, non c'è spazio per la sofferenza interiore!
Vogliamo invidiare questi ultimi, così come spesso diciamo: "sarebbe meglio essere più stupidi così soffrirei meno"?
Questo avrebbe senso se lo scopo fosse evitare la sofferenza, peraltro inevitabile.
(Con ciò, rispetto, compassione e misericordia per tutti coloro che hanno disertato la lotta sentendosi sopraffatti da una sofferenza insormontabile...i suicidi).
Peccato per un particolare:
...la nostra vita su questa terra prima o poi finirà! (Essere consapevoli di non avere un tempo infinito è l'unico modo per vivere "bene")
Che cosa ne vogliamo fare?
p.s.
Per ragioni che ignoro mi compaiono i post di Andrea Scanzi.
Aiutare l'altro non corrisponde granché al denunciare le supposte "malefatte" di chi ci governa, diffondendo, col una spinta pratica verbo-onanista-narcisistica, "malessere", dipingendo il mondo peggiore di quello che è.
Meglio diffondere gioia che angoscia!
Per carità, "curare se stessi attraverso l'altro" è già più di tanto. Più di quello che fa il 99% delle persone.
È quello che fanno la maggior parte degli psicologi.
Voglio aiutare l'altro o essere colui che aiuta l'altro?
Il problema è che per aiutare (amare) l'altro devo saper amare me stesso.
Come posso altrimenti trasmettere "gioia"?
Non è facile amare se stessi!
Devo sapermi "accogliere" in tutta la mia imperfezione.
Devo aver coltivato la compassione per me stesso.
Devo saper accogliere la sofferenza del mio passato nel presente per poterla "sciogliere", contrastando la forza opposta che ci porta al rifiuto della sofferenza.
Stessa cosa devo saper fare per le paure del futuro.
Non è una cosa che ci viene già data, ma è un percorso.
E ne vale la pena!
Ed è un lusso, che si può permettere solo una minima parte della popolazione del pianeta, cioè coloro che possono permettersi di non essere impegnati nel procacciarsi il necessario alla mera sopravvivenza.
Se sono impegnato a trovare cibo, riparo per la notte, salvaguardare la mia incolumità fisica, non c'è spazio per la sofferenza interiore!
Vogliamo invidiare questi ultimi, così come spesso diciamo: "sarebbe meglio essere più stupidi così soffrirei meno"?
Questo avrebbe senso se lo scopo fosse evitare la sofferenza, peraltro inevitabile.
(Con ciò, rispetto, compassione e misericordia per tutti coloro che hanno disertato la lotta sentendosi sopraffatti da una sofferenza insormontabile...i suicidi).
Peccato per un particolare:
...la nostra vita su questa terra prima o poi finirà! (Essere consapevoli di non avere un tempo infinito è l'unico modo per vivere "bene")
Che cosa ne vogliamo fare?
p.s.
Per ragioni che ignoro mi compaiono i post di Andrea Scanzi.
Aiutare l'altro non corrisponde granché al denunciare le supposte "malefatte" di chi ci governa, diffondendo, col una spinta pratica verbo-onanista-narcisistica, "malessere", dipingendo il mondo peggiore di quello che è.
Meglio diffondere gioia che angoscia!