Compassione: desiderio che l'altro sia libero dalla sofferenza.
La sofferenza é un prerequisito perché la compassione si ha quando un cuore vibra in conseguenza della sofferenza di un altro.
Quando siamo Ego-centrati non importa se gli altri hanno felicitá o se non soffrono.
L' importante é che stia bene io.
Questo orientamento porta, paradossalmente, ad allontanarci dalla felicitá ed aumenta la sofferenza.
Quando pensiamo alla nostra felicitá, il subito di adesso, magari a scapito degli altri, stiamo di fatto facendoci del male.
Diventiamo arroganti, insopportabili nella nostra ricerca della felicitá.
E "ciechi", poiché la realtá é che abbiamo bisogno degli altri!
Unici appagati in un mondo di individui sofferenti... é possibile continuare a procurarci piacere?
Forse pagando un infelice perché continui a cucinare per noi, costruisca i nostri oggetti di desiderio... o rendendolo "schiavo" o depredando ad oltranza la natura come se avesse risorse infinite... ma dovremmo essere non solo "ciechi" ma totalmente folli a non capire che, anche se non ci piace, siamo in relazione con gli altri e dipendiamo dagli altri e dall'ambiente.
D'altronde é la strada che la societá percorre.
Perché ricevere un "buon viaggio" da un casellante se puó farlo una macchina?
Il punto é che non ci chiediamo mai cosa sia la Felicitá.
La Frase: "Quella persona é felice perché ha tutto" equivale a sostenere che un individuo dipendente sia felice finché ha disponibilitá della sua droga.
Siamo troppo "coinvolti" con noi stessi.
Quando proviamo sulla nostra pelle la sofferenza comprendiamo che non ci piace ma che é almeno parzialmente inevitabile.
Due alternative:
- continuare a pensare che il prossimo "piacere" ci possa risolvere il problema.
"Questa é l'ultima volta" dice il tossicodipendente ed ovviamente non lo é mai.
- nella sofferenza trovare un'altra via da percorrere alla ricerca di una felicitá duratura che ci porta a vivere in armonia con noi stessi, gli altri e l'ambiente (che abbiamo distrutto per una felicitá momentanea).
Il primo passo é capire cosa muove le nostre azioni, che tipo di motivazione... per me o per gli altri?
Per una felicitá immediata o futura e duratura?
Non é sufficiente osservare l'azione, ma l'intenzione che la precede.
L'intenzione é causa.
Come puó una causa negativa produrre effetti positivi?
La sofferenza é un prerequisito perché la compassione si ha quando un cuore vibra in conseguenza della sofferenza di un altro.
Quando siamo Ego-centrati non importa se gli altri hanno felicitá o se non soffrono.
L' importante é che stia bene io.
Questo orientamento porta, paradossalmente, ad allontanarci dalla felicitá ed aumenta la sofferenza.
Quando pensiamo alla nostra felicitá, il subito di adesso, magari a scapito degli altri, stiamo di fatto facendoci del male.
Diventiamo arroganti, insopportabili nella nostra ricerca della felicitá.
E "ciechi", poiché la realtá é che abbiamo bisogno degli altri!
Unici appagati in un mondo di individui sofferenti... é possibile continuare a procurarci piacere?
Forse pagando un infelice perché continui a cucinare per noi, costruisca i nostri oggetti di desiderio... o rendendolo "schiavo" o depredando ad oltranza la natura come se avesse risorse infinite... ma dovremmo essere non solo "ciechi" ma totalmente folli a non capire che, anche se non ci piace, siamo in relazione con gli altri e dipendiamo dagli altri e dall'ambiente.
D'altronde é la strada che la societá percorre.
Perché ricevere un "buon viaggio" da un casellante se puó farlo una macchina?
Il punto é che non ci chiediamo mai cosa sia la Felicitá.
La Frase: "Quella persona é felice perché ha tutto" equivale a sostenere che un individuo dipendente sia felice finché ha disponibilitá della sua droga.
Siamo troppo "coinvolti" con noi stessi.
Quando proviamo sulla nostra pelle la sofferenza comprendiamo che non ci piace ma che é almeno parzialmente inevitabile.
Due alternative:
- continuare a pensare che il prossimo "piacere" ci possa risolvere il problema.
"Questa é l'ultima volta" dice il tossicodipendente ed ovviamente non lo é mai.
- nella sofferenza trovare un'altra via da percorrere alla ricerca di una felicitá duratura che ci porta a vivere in armonia con noi stessi, gli altri e l'ambiente (che abbiamo distrutto per una felicitá momentanea).
Il primo passo é capire cosa muove le nostre azioni, che tipo di motivazione... per me o per gli altri?
Per una felicitá immediata o futura e duratura?
Non é sufficiente osservare l'azione, ma l'intenzione che la precede.
L'intenzione é causa.
Come puó una causa negativa produrre effetti positivi?