Una frase proverbiale recita "gli amici si vedono al momento del bisogno".
Ed è esperienza comune la "sparizione" dei suddetti proprio in tali momenti.
Perchè?
Sicuramente per qualcuno si può spiegare con errori di valutazione, ovvero nel giudicare Amico chi Amico non lo era a prescindere dal fatto che si dichiarasse tale.
Tale erronea valutazione talvolta dipende dall'aver condiviso quasi esclusivamente momenti ludici, di festa e mai situazioni problematiche.
Non tutte le persone che ti abbandonano si possono definire indifferenti e/o egoiste; esiste anche una sorta di difficoltà/incapacità/imbarazzo nel fornire aiuto.
Un altro fattore importante è il non essere passati attraverso il medesimo problema, con la conseguente incapacità di capirlo; anche se, a dirla tutta, un vero Amico ti dovrebbe credere a prescindere dalle sue possibilità di capire.
Poi dall'altro lato esiste la difficoltà a chiedere per svariati motivi: vergogna, umiliazione e paura di ricevere risposte negative che genererebbero solamente ulteriori vissuti depressivi.
Tante ipotesi ed una VERITA':
(ammettendo che la vita abbia ancora un valore)
Se ci rendessimo improvvisamente conto di quanto poco servirebbe per "salvare" una vita, la persona (se umana) pregherebbe affinchè la terra l'inghiotta sotto i suoi piedi;
Ripeto: ammesso che la vita in generale e quella degli altri abbia ancora un valore.
Per poco s'intende:
una telefonata, 10 min del proprio tempo, donare l'equivalente dell'ennesima cena fuori...
Rispetto a quest'ultimo interrogativo forse meglio non cercar risposte, perchè dovessimo renderci conto che la risposta è no, "non ha valore", saremmo immediatamente presi da uno sconforto ben peggiore di quello causato dall'aiuto non ricevuto, cioè:
lo sconforto che deriva dal rendirsi conto di che natura è fatto il mondo che si abita (perlopiù).
Da qui, il venir meno del SENSO della vita in toto, e l'invidia per chi, stordendosi di attività, ha la fortuna di non porsi tali interrogativi.
L'invidia per qualcuno, per altri il dispiacere, a partire dal sapere che tutti abbiamo bisogno degli altri e chi vive come se o pensa il contrario si trova oggettivamente in una situazione di pericolo.
Per chi ha la fortuna di fare il mio lavoro (per come andrebbe fatto) il donare, lo spendersi per l'altro compensa tale consapevolezza.
Ma allo stesso tempo al proprio bisogno non ascoltato si sommano le innumerevoli narrazioni di bisogni non riconosciuti ed accolti.
E' sempre più difficile ad esempio correggere la rappresentazione di un paziente che pensa di essere solo al mondo e debba contare solo sulle proprie forze (se poi allude ai genitori è straziante).
Lui trova ristoro in te che per definizione non puoi essere suo amico in senso stretto.
E' sempre più difficile credere in ciò che occorrerebbe dirgli, laddove tu stia vivendo la medesima esperienza!
L'unica soluzione è aggrapparsi a quel "perlopiù", che significa che anche se spatuta minoranza esiste ancora chi soffre per la sofferenza altrui, chi non riesce a prender sonno sapendo che...
Occorre armarsi di lanterna e mettersi alla ricerca!
Vorrei rassicurare tutti i bisognosi delusi che quella minoranza esiste.
E vorrei dire loro di non invidiare od odiare chi potrebbe ma non fa.
Il non avere caretteristiche UMANE è già un prezzo molto alto che taluni seppur inconsapevolmente stanno pagando!
Ed è esperienza comune la "sparizione" dei suddetti proprio in tali momenti.
Perchè?
Sicuramente per qualcuno si può spiegare con errori di valutazione, ovvero nel giudicare Amico chi Amico non lo era a prescindere dal fatto che si dichiarasse tale.
Tale erronea valutazione talvolta dipende dall'aver condiviso quasi esclusivamente momenti ludici, di festa e mai situazioni problematiche.
Non tutte le persone che ti abbandonano si possono definire indifferenti e/o egoiste; esiste anche una sorta di difficoltà/incapacità/imbarazzo nel fornire aiuto.
Un altro fattore importante è il non essere passati attraverso il medesimo problema, con la conseguente incapacità di capirlo; anche se, a dirla tutta, un vero Amico ti dovrebbe credere a prescindere dalle sue possibilità di capire.
Poi dall'altro lato esiste la difficoltà a chiedere per svariati motivi: vergogna, umiliazione e paura di ricevere risposte negative che genererebbero solamente ulteriori vissuti depressivi.
Tante ipotesi ed una VERITA':
(ammettendo che la vita abbia ancora un valore)
Se ci rendessimo improvvisamente conto di quanto poco servirebbe per "salvare" una vita, la persona (se umana) pregherebbe affinchè la terra l'inghiotta sotto i suoi piedi;
Ripeto: ammesso che la vita in generale e quella degli altri abbia ancora un valore.
Per poco s'intende:
una telefonata, 10 min del proprio tempo, donare l'equivalente dell'ennesima cena fuori...
Rispetto a quest'ultimo interrogativo forse meglio non cercar risposte, perchè dovessimo renderci conto che la risposta è no, "non ha valore", saremmo immediatamente presi da uno sconforto ben peggiore di quello causato dall'aiuto non ricevuto, cioè:
lo sconforto che deriva dal rendirsi conto di che natura è fatto il mondo che si abita (perlopiù).
Da qui, il venir meno del SENSO della vita in toto, e l'invidia per chi, stordendosi di attività, ha la fortuna di non porsi tali interrogativi.
L'invidia per qualcuno, per altri il dispiacere, a partire dal sapere che tutti abbiamo bisogno degli altri e chi vive come se o pensa il contrario si trova oggettivamente in una situazione di pericolo.
Per chi ha la fortuna di fare il mio lavoro (per come andrebbe fatto) il donare, lo spendersi per l'altro compensa tale consapevolezza.
Ma allo stesso tempo al proprio bisogno non ascoltato si sommano le innumerevoli narrazioni di bisogni non riconosciuti ed accolti.
E' sempre più difficile ad esempio correggere la rappresentazione di un paziente che pensa di essere solo al mondo e debba contare solo sulle proprie forze (se poi allude ai genitori è straziante).
Lui trova ristoro in te che per definizione non puoi essere suo amico in senso stretto.
E' sempre più difficile credere in ciò che occorrerebbe dirgli, laddove tu stia vivendo la medesima esperienza!
L'unica soluzione è aggrapparsi a quel "perlopiù", che significa che anche se spatuta minoranza esiste ancora chi soffre per la sofferenza altrui, chi non riesce a prender sonno sapendo che...
Occorre armarsi di lanterna e mettersi alla ricerca!
Vorrei rassicurare tutti i bisognosi delusi che quella minoranza esiste.
E vorrei dire loro di non invidiare od odiare chi potrebbe ma non fa.
Il non avere caretteristiche UMANE è già un prezzo molto alto che taluni seppur inconsapevolmente stanno pagando!