Non poche donne si lamentano che esse attraggono solo “uomini sbagliati”.
Si tratta di uomini problematici, sofferenti di qualche disturbo di natura affettiva o mentale, che si legano morbosamente a loro chiedendo comprensione, in forma di sesso e di amore.
Alcune donne cedono e si mettono nei guai, perché vivono rapporti senza senso, carichi di sofferenza.
Si tormentano per l’idea di essere loro stesse sbagliate; si rendono totalmente disponibili all'altro perchè è l'unica forma di "amore" che conoscono.
Non poche volte, appena si sente rifiutato, l’uomo diventa un “persecutore affettivo”, in modo “soft”, cioè discreto e delicato, ma insistente, oppure aggressivo, talvolta violento. La donna a questo punto – tormentata da un processo morale interno – si chiede se sia stata lei a far precipitare la situazione, e se ne fa una colpa.
Sono donne che non si amano; queste vedono con chiarezza i deficit dell’uomo, ma una sorta di attrazione fatale le porta a bruciarsi le ali, come falene affascinate dalla luce di un falò.
Hanno una bassa autostima e si considerano persone di poco valore.
Non sempre la dipendente affettiva è cosciente di darsi uno scarso valore.
E' un’attitudine della persona non solo a giudicarsi male, ma a anche a farsi danni su diversi piani.
Esso dipende da larvati sentimenti di indegnità e di colpa presenti da sempre, come un batterio dormiente, nel cuore dell’identità.
Spesso hanno avuto dei genitori che non l’hanno valorizzata o l’hanno del tutto ignorata. E lei, sin da piccola ha interiorizzato il rifiuto genitoriale nei termini di una oggettiva indegnità.
Si è detta: se non mi amano è perché non lo merito. Dal momento di questa valutazione, la sola idea di meritare amore e felicità diviene una sorta di trasgressione.
La bambina, divenuta poi donna, non può esigere amore, perché il solo farlo significa far crollare la costruzione con la quale ha salvato i genitori dal proprio risentimento.
Se merito amore, loro sono stati ingiusti! Quindi non posso più amarli!.
La scelta del partner sbagliato è un modo per ripetere questa memoria negativa, secondo la quale è lei che dovrebbe sottomettersi ai difetti dell’altro. Solo finché si sottomette ella si sente buona. Se chiede amore e felicità, disobbedisce, dunque è cattiva.
L'innata esigenza d'amore ciclicamente fa capolino alla coscienza sotto forma di risentimento, rabbia non controllabile, tristezza e senso di vuoto, che non fanno altro che minare ulteriormente il legame, confermando gli schemi profondi relativi alla propria intrinseca non amabilità.
Poiché si tratta di solito di memorie profonde, radicate nella personalità, è difficile che lei riesca a cambiarle coi suoi mezzi personali, e questo nonostante la sua coscienza si ribelli di continuo.
La spinta inconscia è tale da dare scacco alle più normali esigenze di dignità.
Si tratta di uomini problematici, sofferenti di qualche disturbo di natura affettiva o mentale, che si legano morbosamente a loro chiedendo comprensione, in forma di sesso e di amore.
Alcune donne cedono e si mettono nei guai, perché vivono rapporti senza senso, carichi di sofferenza.
Si tormentano per l’idea di essere loro stesse sbagliate; si rendono totalmente disponibili all'altro perchè è l'unica forma di "amore" che conoscono.
Non poche volte, appena si sente rifiutato, l’uomo diventa un “persecutore affettivo”, in modo “soft”, cioè discreto e delicato, ma insistente, oppure aggressivo, talvolta violento. La donna a questo punto – tormentata da un processo morale interno – si chiede se sia stata lei a far precipitare la situazione, e se ne fa una colpa.
Sono donne che non si amano; queste vedono con chiarezza i deficit dell’uomo, ma una sorta di attrazione fatale le porta a bruciarsi le ali, come falene affascinate dalla luce di un falò.
Hanno una bassa autostima e si considerano persone di poco valore.
Non sempre la dipendente affettiva è cosciente di darsi uno scarso valore.
E' un’attitudine della persona non solo a giudicarsi male, ma a anche a farsi danni su diversi piani.
Esso dipende da larvati sentimenti di indegnità e di colpa presenti da sempre, come un batterio dormiente, nel cuore dell’identità.
Spesso hanno avuto dei genitori che non l’hanno valorizzata o l’hanno del tutto ignorata. E lei, sin da piccola ha interiorizzato il rifiuto genitoriale nei termini di una oggettiva indegnità.
Si è detta: se non mi amano è perché non lo merito. Dal momento di questa valutazione, la sola idea di meritare amore e felicità diviene una sorta di trasgressione.
La bambina, divenuta poi donna, non può esigere amore, perché il solo farlo significa far crollare la costruzione con la quale ha salvato i genitori dal proprio risentimento.
Se merito amore, loro sono stati ingiusti! Quindi non posso più amarli!.
La scelta del partner sbagliato è un modo per ripetere questa memoria negativa, secondo la quale è lei che dovrebbe sottomettersi ai difetti dell’altro. Solo finché si sottomette ella si sente buona. Se chiede amore e felicità, disobbedisce, dunque è cattiva.
L'innata esigenza d'amore ciclicamente fa capolino alla coscienza sotto forma di risentimento, rabbia non controllabile, tristezza e senso di vuoto, che non fanno altro che minare ulteriormente il legame, confermando gli schemi profondi relativi alla propria intrinseca non amabilità.
Poiché si tratta di solito di memorie profonde, radicate nella personalità, è difficile che lei riesca a cambiarle coi suoi mezzi personali, e questo nonostante la sua coscienza si ribelli di continuo.
La spinta inconscia è tale da dare scacco alle più normali esigenze di dignità.