HANNAH ARENDT, filosofa e scrittrice tedesca, autrice de "La banalitá del Male" (sul processo ad Adolf Eichmann del 1960 a Gerusalemme), dice:
"La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive.
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n’erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.
Coloro che non sono innamorati della bellezza, della giustizia e della sapienza sono incapaci di pensiero...
L’equivalenza non fa bene alla democrazia.
Dire che tutto è uguale non è conquista di civiltà, ė nichilismo.
Bisogna fare delle differenze.
La manifestazione del vento del pensiero è l’attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto.
E’ mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca.
Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie.
E’ una sfida al pensiero perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla.
Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale".
Sostiene esista una parte immortale (anima) dentro di noi, ma che questa esista solo nel momento stesso in cui AGISCE per qualcosa di altrettanto "immortale" e "divino" fuori di noi, attraverso le nostre azioni.
"Divino", non come qualcosa che "sta in cielo", ma come qualcosa di piú grande, che se introduciamo dentro di noi, non ci schiaccia, ma ci completa, ci espande.
La posta in gioco non é un "paradiso", ma avere un'anima... non essere persone che vivono esclusivamente sulla superficie!
La posta in gioco é il nostro bene e salute in senso ampio.
Si é mai vista una persona, che vive per "svagarsi", felice e soddisfatta?.
"La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive.
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n’erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.
Coloro che non sono innamorati della bellezza, della giustizia e della sapienza sono incapaci di pensiero...
L’equivalenza non fa bene alla democrazia.
Dire che tutto è uguale non è conquista di civiltà, ė nichilismo.
Bisogna fare delle differenze.
La manifestazione del vento del pensiero è l’attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto.
E’ mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca.
Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie.
E’ una sfida al pensiero perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla.
Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale".
Sostiene esista una parte immortale (anima) dentro di noi, ma che questa esista solo nel momento stesso in cui AGISCE per qualcosa di altrettanto "immortale" e "divino" fuori di noi, attraverso le nostre azioni.
"Divino", non come qualcosa che "sta in cielo", ma come qualcosa di piú grande, che se introduciamo dentro di noi, non ci schiaccia, ma ci completa, ci espande.
La posta in gioco non é un "paradiso", ma avere un'anima... non essere persone che vivono esclusivamente sulla superficie!
La posta in gioco é il nostro bene e salute in senso ampio.
Si é mai vista una persona, che vive per "svagarsi", felice e soddisfatta?.