IL DISTURBO NARCISISTICO
La caratteristica principale del disturbo narcisistico di personalità consiste nella tendenza a reagire difensivamente quando la persona sente una ferita al proprio VALORE.
Come reazione è facile che la persona adotti atteggiamenti superbi, arroganti, che disprezzi gli altri e li ritenga le cause dei suoi problemi.
Gli individui che presentano tale disturbo si aspettano di ricevere approvazioni e lodi per le proprie qualità "superiori", rimanendo sconcertati quando non ottengono i riconoscimenti che pensano di meritare e presentando spesso la tendenza a rimuginare circa tale mancanza da parte dell’altro.
Unitamente a questo, si riscontra in essi la tendenza a reagire alle critiche sperimentando da una parte RABBIA, dall’altra VERGOGNA.
Richiedono un’eccessiva ammirazione da parte dell’ambiente.
Presentano l’aspettativa che tutto sia loro dovuto e che, per effetto del loro essere persone speciali e superiori, debbano ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità, a cui si attendono che gli altri necessariamente si sottomettano; quando questo non si verifica, diventano FURIOSI e SPREZZANTI.
Tale senso di diritto, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e per le esigenze altrui, sfociano spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione interpersonale.
Gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità, infatti, tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali esclusivamente se hanno la certezza che l’altro possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare la stima di sé ed il valore personale).
Si aspettano, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da parte degli altri, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze.
Parallelamente a questo, l’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più tale funzione.
Tali individui generalmente mancano di empatia, dimostrandosi incapaci di riconoscere i sentimenti ed i bisogni degli altri, nonché di identificarsi in essi.
Nelle relazioni tendono a mostrarsi emotivamente freddi e distaccati, nonché incuranti del dolore che generano nell’altro a causa delle loro osservazioni e considerazioni, il più delle volte espresse con toni altezzosi e sprezzanti.
Sono spesso assorti in fantasie di illimitato successo, potere, fascino, bellezza o amore ideale, invidiosi degli altri o convinti che gli altri siano invidiosi di loro.
Generalmente tendono ad invidiare agli altri successi e proprietà, ritenendo di meritare più di loro i risultati che hanno raggiunti o i privilegi di cui godono.
Il disturbo narcisistico di personalità ha il suo esordio entro la prima età adulta.
Circa il 50-75% degli individui a cui è stato diagnosticato un disturbo narcisistico di personalità è di sesso maschile.
Come si manifesta
Il più delle volte gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità intraprendono un trattamento psicoterapeutico nel momento in cui sviluppano stati depressivi che non sono più in grado di sostenere.
I fattori scatenanti di tale depressione sono tendenzialmente costituiti da relazioni problematiche o dalla rottura di esse, da mancati riconoscimenti nell’ambito della sfera professionale, da un senso di insoddisfazione per la propria vita, da perdite o insuccessi che sminuiscono il senso di grandiosità, generando da una parte sconforto, sconfitta e fallimento, dall’altra vergogna ed umiliazione.
Alla base della depressione narcisistica si evidenzia la percezione di una profonda discrepanza tra le aspettative idealizzate e la realtà; in questo senso, si evidenzia una focalizzazione del pensiero sugli ideali insoddisfatti e sulle aspettative grandiose deluse, nonché sui limiti dell’ambiente circostante nel sostenere e favorire la realizzazione di quanto atteso.
L’ipersensibilità al GIUDIZIO, prevalentemente nella forma di un’elevata preoccupazione per presunti difetti nell’immagine e nelle prestazioni, può diventare manifesta nelle situazioni di ansia sociale, trovando la sua massima espressione nel momento in cui tali individui ricercano l’attenzione dell’ambiente e, nello stesso tempo, ne temono la disapprovazione.
L’abuso di sostanze psicoattive e di alcool genera un profondo senso di sollievo dal disagio personale; allo stesso modo, il ricorso ad esse consente il raggiungimento di stati di grandiosità e di potere.
Allo stesso modo, in alcuni casi i soggetti che presentano un disturbo narcisistico di personalità possono intraprendere un trattamento psicoterapeutico a partire da uno stato di profonda rabbia, che talvolta assume la forma di maltrattamenti ed aggressioni, sia verbali che fisiche, nei confronti dell’altro, percepito come limitante.
Tale condizione risulta legata a tendenze paranoidi, che vengono espresse attraverso la convinzione “io contro il mondo”, a partire dalla valutazione che gli altri, invidiosi della loro superiorità, sono intenzionati a danneggiarli, sminuendoli o disprezzandoli, andando così a minacciare la loro autostima ed il loro valore personale.
In tali circostanze, la tendenza di tali individui è da una parte quella di attribuire agli altri la responsabilità dei propri insuccessi, dall’altra quella di mettere in atto comportamenti compulsivi, quali sedurre o iperlavorare, al fine di consolidare la propria superiorità ed il proprio potere.
Nonostante il livello di sofferenza sperimentata da tali individui sia spesso notevolmente elevato, la convinzione che “chi sta male è debole e chi è debole è giudicato negativamente e sottomesso” impedisce loro di chiedere aiuto e di manifestare apertamente il proprio disagio, con la conseguenza di indurli ad assumere atteggiamenti caratterizzati da un profondo distacco nei confronti delle problematiche riportate.
Su tale aspetto incide anche la difficoltà, peculiare in chi soffre di disturbo narcisistico di personalità, ad accedere ai propri stati interni, identificando e riconoscendo le proprie emozioni, bisogni e desideri.
Il discorso del narcisista è spesso astratto e teorico.
Quando gli individui con disturbo narcisistico di personalità sono in tale stato, sperimentano un profondo senso di vuoto devitalizzato.
L’autostima e l’immagine di sé risultano centrali negli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità: essi hanno una percezione di sé esageratamente positiva; tuttavia, dietro una facciata altezzosa, nascondono un senso di debolezza e di INADEGUSATEZZA, nonché una bassa stima di sé, che viene “smascherata” ogni volta che l’ambiente non fornisce l’ammirazione e l’approvazione attese.
Quando però accedono alla percezione della propria difficoltà o debolezza non si aspettano di essere aiutati e quindi a fatica chiedono una psicoterapia ma di essere sottomessi.
Tendono piuttosto all’autosufficienza.
Cause
Numerosi studi suggeriscono l’importanza dell’influenza genetica sullo sviluppo del disturbo narcisistico di personalità. Nello specifico, essi evidenziano l’esistenza di una trasmissione ereditaria del 45%.
Altri studi suggeriscono che, nello sviluppo del disturbo narcisistico di personalità, occupa un posto di primaria importanza l’interazione che si sviluppa tra il genitore ed il bambino.
I soggetti che presentano questo disturbo sembrano aver sviluppato, a partire dal rapporto con i propri genitori, delle relazioni caratterizzate principalmente da una rappresentazione di sé come bisognoso di cure e da una rappresentazione delle altre persone come non disponibili a fornirle, dunque dall’aspettativa di essere rifiutati.
Tale condizione genera nel soggetto la tendenza ad organizzare la propria esistenza facendo a meno dell’amore degli altri e non richiedendo il loro sostegno, contando solo su se stesso e mirando all’autosufficienza assoluta, non riconoscendo e non esprimendo i propri bisogni, assumendo atteggiamenti di distacco e di superiorità.
A partire da tali premesse, l’intimità viene a costituire un territorio minaccioso in termini di rifiuto, per cui l’individuo ben presto impara a rinunciare ad essa svalorizzandola.
Nello stesso tempo, dal momento che la figura di attaccamento è percepita come distanziante ed inaccessibile, non manifestare il bisogno di essa appare come il modo migliore per riuscire a conquistare una certa dose di vicinanza nei suoi confronti.
Unitamente a questo, il soggetto sviluppa da una parte la tendenza a dissociare aspetti di sé percepiti come negativi (desideri e fragilità) in quanto lo espongono all’ulteriore rischio di essere rifiutato, dall’altra la tendenza ad assumere atteggiamenti che lo rendano il più possibile amabili agli occhi della figura di attaccamento stessa.
A questo punto, il soggetto elabora la convinzione che la prossimità all’altro deve essere imposta o estorta mediante un controllo serrato, mirando dunque a possedere l’altro, più che a stare con lui, nella certezza che quest’ultimo non lo accetterebbe mai, potendolo scegliere.
Parallelamente a questo, all’interno di una relazione nella quale il soggetto ha l’impressione che l’altro non ci sia (o perché é realmente assente, distante, disinteressato o perché è fisicamente presente, ma incapace di fornire ascolto ai suoi bisogni), si abitua a considerare il suo mondo di significati come l’unico esistente; in questo senso, anche le invalidazioni provenienti dall’esterno vengono filtrate e non prese in considerazione, cosicché il soggetto sviluppa la tendenza ad una rappresentazione grandiosa di sé, l’aspettativa di dover ricevere per diritto trattamenti speciali, la disposizione ad atteggiamenti aggressivi nei confronti di un ambiente che non soddisfa le proprie attese.
Le osservazioni sulle precoci interazioni bambino-genitore suggeriscono, inoltre, la presenza di uno stile di accudimento in cui il bambino viene considerato dal genitore come un “mezzo” attraverso il quale sviluppare e potenziare la stima di sé, senza mai essere apprezzato per le proprie capacità e per i propri meriti.
Sebbene l’ambiente familiare del soggetto con disturbo narcisistico di personalità possa apparire accogliente nei confronti di quest’ultimo, di fatto le figure genitoriali risultano generalmente prive di empatia, emotivamente fredde e distaccate, profondamente incapaci di soddisfare i bisogni del figlio.
La deprivazione emotiva da parte delle figure genitoriali sembra essere alla base dell’atteggiamento rabbioso che il più delle volte gli individui con disturbo narcisistico di personalità tendono ad assumere in ambito relazionale.
Sembra rilevante anche il provenire da una famiglia considerata dalla maggior parte della comunità come diversa sulla base di motivi etnici, razziali, geografici o di status economico. In tali situazioni, il concetto di sé viene ad essere caratterizzato da sentimenti di inadeguatezza e di inferiorità, da invidia, dal rifugio in fantasie idealizzate.
Conseguenze
La vulnerabilità dell’autostima li rende notevolmente sensibili ai giudizi negativi: sebbene spesso possano non dimostrarlo esternamente, di fatto tendono a viverli come vere e proprie umiliazioni, fonte per loro di profondo avvilimento e sconforto.
Da un punto di vista relazionale, talvolta, possono reagire alle critiche con sdegno e rabbia, contrattaccando.
Se contraccambiano un favore o rispondono ad un obbligo morale, generalmente sono spinti a farlo per ricevere ammirazione, piuttosto che per motivi di riguardo nei confronti del destinatario del loro gesto.
Da un punto di vista lavorativo, sebbene l’elevata ambizione possa condurre tali individui a risultati importanti, l’intolleranza alle critiche tende a compromettere gravemente la loro performance.
Da un punto di vista affettivo, l’eccessiva richiesta di ammirazione, unitamente all’assunzione di atteggiamenti arroganti da una parte, noncuranti e distaccati dall’altra, compromettono enormemente la qualità delle relazioni stabilite.
La terapia di coppia rappresentano un importante contesto all’interno del quale gli individui con disturbo narcisistico di personalità hanno l’opportunità, da una parte, di prendere consapevolezza delle reazioni che il loro modo di essere e di comportarsi produce negli altri, dall’altra di sviluppare atteggiamenti empatici e cooperativi nei confronti di persone significative, così da generalizzarli successivamente alle relazioni abituali.
Generalmente, gli individui con disturbo narcisistico di personalità accedono al trattamento costituendo il membro riluttante della coppia e sostenendo che “sono gli altri a manifestare condotte problematiche ed a necessitare di cambiamenti, non loro!”.
La caratteristica principale del disturbo narcisistico di personalità consiste nella tendenza a reagire difensivamente quando la persona sente una ferita al proprio VALORE.
Come reazione è facile che la persona adotti atteggiamenti superbi, arroganti, che disprezzi gli altri e li ritenga le cause dei suoi problemi.
Gli individui che presentano tale disturbo si aspettano di ricevere approvazioni e lodi per le proprie qualità "superiori", rimanendo sconcertati quando non ottengono i riconoscimenti che pensano di meritare e presentando spesso la tendenza a rimuginare circa tale mancanza da parte dell’altro.
Unitamente a questo, si riscontra in essi la tendenza a reagire alle critiche sperimentando da una parte RABBIA, dall’altra VERGOGNA.
Richiedono un’eccessiva ammirazione da parte dell’ambiente.
Presentano l’aspettativa che tutto sia loro dovuto e che, per effetto del loro essere persone speciali e superiori, debbano ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità, a cui si attendono che gli altri necessariamente si sottomettano; quando questo non si verifica, diventano FURIOSI e SPREZZANTI.
Tale senso di diritto, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e per le esigenze altrui, sfociano spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione interpersonale.
Gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità, infatti, tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali esclusivamente se hanno la certezza che l’altro possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare la stima di sé ed il valore personale).
Si aspettano, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da parte degli altri, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze.
Parallelamente a questo, l’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più tale funzione.
Tali individui generalmente mancano di empatia, dimostrandosi incapaci di riconoscere i sentimenti ed i bisogni degli altri, nonché di identificarsi in essi.
Nelle relazioni tendono a mostrarsi emotivamente freddi e distaccati, nonché incuranti del dolore che generano nell’altro a causa delle loro osservazioni e considerazioni, il più delle volte espresse con toni altezzosi e sprezzanti.
Sono spesso assorti in fantasie di illimitato successo, potere, fascino, bellezza o amore ideale, invidiosi degli altri o convinti che gli altri siano invidiosi di loro.
Generalmente tendono ad invidiare agli altri successi e proprietà, ritenendo di meritare più di loro i risultati che hanno raggiunti o i privilegi di cui godono.
Il disturbo narcisistico di personalità ha il suo esordio entro la prima età adulta.
Circa il 50-75% degli individui a cui è stato diagnosticato un disturbo narcisistico di personalità è di sesso maschile.
Come si manifesta
Il più delle volte gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità intraprendono un trattamento psicoterapeutico nel momento in cui sviluppano stati depressivi che non sono più in grado di sostenere.
I fattori scatenanti di tale depressione sono tendenzialmente costituiti da relazioni problematiche o dalla rottura di esse, da mancati riconoscimenti nell’ambito della sfera professionale, da un senso di insoddisfazione per la propria vita, da perdite o insuccessi che sminuiscono il senso di grandiosità, generando da una parte sconforto, sconfitta e fallimento, dall’altra vergogna ed umiliazione.
Alla base della depressione narcisistica si evidenzia la percezione di una profonda discrepanza tra le aspettative idealizzate e la realtà; in questo senso, si evidenzia una focalizzazione del pensiero sugli ideali insoddisfatti e sulle aspettative grandiose deluse, nonché sui limiti dell’ambiente circostante nel sostenere e favorire la realizzazione di quanto atteso.
L’ipersensibilità al GIUDIZIO, prevalentemente nella forma di un’elevata preoccupazione per presunti difetti nell’immagine e nelle prestazioni, può diventare manifesta nelle situazioni di ansia sociale, trovando la sua massima espressione nel momento in cui tali individui ricercano l’attenzione dell’ambiente e, nello stesso tempo, ne temono la disapprovazione.
L’abuso di sostanze psicoattive e di alcool genera un profondo senso di sollievo dal disagio personale; allo stesso modo, il ricorso ad esse consente il raggiungimento di stati di grandiosità e di potere.
Allo stesso modo, in alcuni casi i soggetti che presentano un disturbo narcisistico di personalità possono intraprendere un trattamento psicoterapeutico a partire da uno stato di profonda rabbia, che talvolta assume la forma di maltrattamenti ed aggressioni, sia verbali che fisiche, nei confronti dell’altro, percepito come limitante.
Tale condizione risulta legata a tendenze paranoidi, che vengono espresse attraverso la convinzione “io contro il mondo”, a partire dalla valutazione che gli altri, invidiosi della loro superiorità, sono intenzionati a danneggiarli, sminuendoli o disprezzandoli, andando così a minacciare la loro autostima ed il loro valore personale.
In tali circostanze, la tendenza di tali individui è da una parte quella di attribuire agli altri la responsabilità dei propri insuccessi, dall’altra quella di mettere in atto comportamenti compulsivi, quali sedurre o iperlavorare, al fine di consolidare la propria superiorità ed il proprio potere.
Nonostante il livello di sofferenza sperimentata da tali individui sia spesso notevolmente elevato, la convinzione che “chi sta male è debole e chi è debole è giudicato negativamente e sottomesso” impedisce loro di chiedere aiuto e di manifestare apertamente il proprio disagio, con la conseguenza di indurli ad assumere atteggiamenti caratterizzati da un profondo distacco nei confronti delle problematiche riportate.
Su tale aspetto incide anche la difficoltà, peculiare in chi soffre di disturbo narcisistico di personalità, ad accedere ai propri stati interni, identificando e riconoscendo le proprie emozioni, bisogni e desideri.
Il discorso del narcisista è spesso astratto e teorico.
Quando gli individui con disturbo narcisistico di personalità sono in tale stato, sperimentano un profondo senso di vuoto devitalizzato.
L’autostima e l’immagine di sé risultano centrali negli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità: essi hanno una percezione di sé esageratamente positiva; tuttavia, dietro una facciata altezzosa, nascondono un senso di debolezza e di INADEGUSATEZZA, nonché una bassa stima di sé, che viene “smascherata” ogni volta che l’ambiente non fornisce l’ammirazione e l’approvazione attese.
Quando però accedono alla percezione della propria difficoltà o debolezza non si aspettano di essere aiutati e quindi a fatica chiedono una psicoterapia ma di essere sottomessi.
Tendono piuttosto all’autosufficienza.
Cause
Numerosi studi suggeriscono l’importanza dell’influenza genetica sullo sviluppo del disturbo narcisistico di personalità. Nello specifico, essi evidenziano l’esistenza di una trasmissione ereditaria del 45%.
Altri studi suggeriscono che, nello sviluppo del disturbo narcisistico di personalità, occupa un posto di primaria importanza l’interazione che si sviluppa tra il genitore ed il bambino.
I soggetti che presentano questo disturbo sembrano aver sviluppato, a partire dal rapporto con i propri genitori, delle relazioni caratterizzate principalmente da una rappresentazione di sé come bisognoso di cure e da una rappresentazione delle altre persone come non disponibili a fornirle, dunque dall’aspettativa di essere rifiutati.
Tale condizione genera nel soggetto la tendenza ad organizzare la propria esistenza facendo a meno dell’amore degli altri e non richiedendo il loro sostegno, contando solo su se stesso e mirando all’autosufficienza assoluta, non riconoscendo e non esprimendo i propri bisogni, assumendo atteggiamenti di distacco e di superiorità.
A partire da tali premesse, l’intimità viene a costituire un territorio minaccioso in termini di rifiuto, per cui l’individuo ben presto impara a rinunciare ad essa svalorizzandola.
Nello stesso tempo, dal momento che la figura di attaccamento è percepita come distanziante ed inaccessibile, non manifestare il bisogno di essa appare come il modo migliore per riuscire a conquistare una certa dose di vicinanza nei suoi confronti.
Unitamente a questo, il soggetto sviluppa da una parte la tendenza a dissociare aspetti di sé percepiti come negativi (desideri e fragilità) in quanto lo espongono all’ulteriore rischio di essere rifiutato, dall’altra la tendenza ad assumere atteggiamenti che lo rendano il più possibile amabili agli occhi della figura di attaccamento stessa.
A questo punto, il soggetto elabora la convinzione che la prossimità all’altro deve essere imposta o estorta mediante un controllo serrato, mirando dunque a possedere l’altro, più che a stare con lui, nella certezza che quest’ultimo non lo accetterebbe mai, potendolo scegliere.
Parallelamente a questo, all’interno di una relazione nella quale il soggetto ha l’impressione che l’altro non ci sia (o perché é realmente assente, distante, disinteressato o perché è fisicamente presente, ma incapace di fornire ascolto ai suoi bisogni), si abitua a considerare il suo mondo di significati come l’unico esistente; in questo senso, anche le invalidazioni provenienti dall’esterno vengono filtrate e non prese in considerazione, cosicché il soggetto sviluppa la tendenza ad una rappresentazione grandiosa di sé, l’aspettativa di dover ricevere per diritto trattamenti speciali, la disposizione ad atteggiamenti aggressivi nei confronti di un ambiente che non soddisfa le proprie attese.
Le osservazioni sulle precoci interazioni bambino-genitore suggeriscono, inoltre, la presenza di uno stile di accudimento in cui il bambino viene considerato dal genitore come un “mezzo” attraverso il quale sviluppare e potenziare la stima di sé, senza mai essere apprezzato per le proprie capacità e per i propri meriti.
Sebbene l’ambiente familiare del soggetto con disturbo narcisistico di personalità possa apparire accogliente nei confronti di quest’ultimo, di fatto le figure genitoriali risultano generalmente prive di empatia, emotivamente fredde e distaccate, profondamente incapaci di soddisfare i bisogni del figlio.
La deprivazione emotiva da parte delle figure genitoriali sembra essere alla base dell’atteggiamento rabbioso che il più delle volte gli individui con disturbo narcisistico di personalità tendono ad assumere in ambito relazionale.
Sembra rilevante anche il provenire da una famiglia considerata dalla maggior parte della comunità come diversa sulla base di motivi etnici, razziali, geografici o di status economico. In tali situazioni, il concetto di sé viene ad essere caratterizzato da sentimenti di inadeguatezza e di inferiorità, da invidia, dal rifugio in fantasie idealizzate.
Conseguenze
La vulnerabilità dell’autostima li rende notevolmente sensibili ai giudizi negativi: sebbene spesso possano non dimostrarlo esternamente, di fatto tendono a viverli come vere e proprie umiliazioni, fonte per loro di profondo avvilimento e sconforto.
Da un punto di vista relazionale, talvolta, possono reagire alle critiche con sdegno e rabbia, contrattaccando.
Se contraccambiano un favore o rispondono ad un obbligo morale, generalmente sono spinti a farlo per ricevere ammirazione, piuttosto che per motivi di riguardo nei confronti del destinatario del loro gesto.
Da un punto di vista lavorativo, sebbene l’elevata ambizione possa condurre tali individui a risultati importanti, l’intolleranza alle critiche tende a compromettere gravemente la loro performance.
Da un punto di vista affettivo, l’eccessiva richiesta di ammirazione, unitamente all’assunzione di atteggiamenti arroganti da una parte, noncuranti e distaccati dall’altra, compromettono enormemente la qualità delle relazioni stabilite.
La terapia di coppia rappresentano un importante contesto all’interno del quale gli individui con disturbo narcisistico di personalità hanno l’opportunità, da una parte, di prendere consapevolezza delle reazioni che il loro modo di essere e di comportarsi produce negli altri, dall’altra di sviluppare atteggiamenti empatici e cooperativi nei confronti di persone significative, così da generalizzarli successivamente alle relazioni abituali.
Generalmente, gli individui con disturbo narcisistico di personalità accedono al trattamento costituendo il membro riluttante della coppia e sostenendo che “sono gli altri a manifestare condotte problematiche ed a necessitare di cambiamenti, non loro!”.