Scrive Norberto Bobbio:
"Io non sono un uomo di fede, sono un uomo di ragione, però distinguo la religione dalla religiosità. Religiosità significa per me, semplicemente, avere il senso dei propri limiti, sapere che la ragione dell'uomo è un piccolo lumicino, che illumina uno spazio infimo rispetto alla grandiositá dell'universo. L'unica cosa di cui sono sicuro, è che io vivo il senso del mistero che ci circonda, e che è ciò che io chiamo senso di religiosità. La mia è una religiosità del dubbio, anziché delle risposte certe. Io accetto solo ciò che è nei limiti della stretta ragione, e sono limiti davvero angusti: la mia ragione si ferma dopo pochi passi mentre, volendo percorrere la strada che penetra nel mistero, la strada non ha fine. Più noi sappiamo, più sappiamo di non sapere. Qualsiasi scienziato ti dirà che più sa e più scopre di non sapere. E di fronte alle domande cui è impossibile dare una risposta mi sento un piccolo granello di sabbia in questo universo. Quando sento di essere arrivato alla fine della vita senza aver trovato una risposta alle domande ultime, la mia intelligenza è umiliata. Umiliata. Resto uomo della mia ragione limitata e umiliata. So di non sapere. Questo io chiamo "la mia religiositá. Il fondo religioso della mia persona continuo a intenderlo come questo non sapere. Ed è un fondo religioso che mi assilla, mi agita, mi tormenta. Un giorno al cardinal Martini ho detto: per me la differenza non è tra il credente e il non credente ma tra chi prende sul serio questi problemi e chi non li prende sul serio. Penso che la vera differenza sia tra chi, per dare un senso alla propria vita, si pone con serietà e impegno queste domande, e cerca la risposta, anche se non la trova, e colui cui non importa nulla.".