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ESSERE D'ACCORDO NON E' UN VINCOLO DELL'AMORE.
ESSERE D'ACCORDO NON E' UN VINCOLO DELL'AMORE.
Psicologo e Psicoterapeuta Ivrea - Dott. Borla |
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Cerchiamo la felicitá dove non puó risiedere facendo sostanzialmente tre cose:
- Cerchiamo di non separarci dagli "oggetti" di attaccamento - Cerchiamo di ottenere oggetti di desiderio - Cerchiamo di fuggire gli oggetti di avversione Tre mete impossibili da raggiungere! Quando direzioniamo le nostre energie anche sugli altri molte delle nostre "paturnie" diminuiscono, se non scompaiono del tutto. Soffriamo, non perché non posso avere ció che voglio, ma perché voglio ció che non posso avere!
Visioni del dolore colpevole:
Il Fatalismo: Totale sottomissione ad un mistero opprimente, ad una forza arbitraria. La falsitá dipende dal fatto che non ti fa agire, mettere in moto energie. Il Razionalismo: Atteggiamento che pretende di spiegare tutto semplificando. Dal punto di vista della natura, della teologia (peccato originale). Il dolore viene da una colpa. Il karma (azione) nel Buddhismo, ad esempio. Dolore come frutto di azioni negative commesse anche nelle vite precedenti. Nella tradizione ebraica ogni posizione sessuale veniva fatta corrispondere ad un tipo di malattia genetica del nascituro. Il dolore finalizzato da Dio alla salvezza:"Offri il tuo dolore a Dio". Qual é il bene maggiore del dolore che deriva da una malattia genetica? Il nichilismo: Tutto é dolore. Tutto é destinato al nulla, al non senso. Per la scienza la vita si fa da Logos (sistema, organizzazione) e caos, dove c'é anche il "negativo". Non esiste vita che non sia impastata nel dolore. Ma da qui ad attribuire una colpa al dolore, ma soprattutto a chi soffre... Ogni organismo vivente fugge il dolore e desidera essere "felice". Anche il tuo nemico, anche il serial killer, anche il politico corrotto, l'alcolista, il tossicodipendente... Dio abita dove non giunge la comprensione. "Se capiamo non é Dio", diceva S.Agostino. E pensare che esiste ancora chi "prende" il testo sacro dell'occidente alla lettera. Parola per parola, arrivando ad avere una risposta per tutto, perché in quel passo sta scritto... Col risultato di rifiutare figli che non la pensano allo stesso modo, di escludere dal gruppo (setta) chi ha avuto rapporti prematrimoniali etc etc etc De facto, producendo un dolore "da esclusione" indicibile. L'ignoranza ha sempre prodotto dolore! Giac 2, 14-18
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.". Non parrebbe necessario scomodare la teologia per capire il senso di queste parole. E nemmeno é necessario andare in Africa ad attingere "vampirescamente" all'energia vitale di persone non ancora "morte nello spirito". "Vedere il sorriso di quei bambini divertirsi a giocare con un pallone senza nemmeno le scarpe..." Sicuramente é meno faticoso che aiutare il tuo vicino di casa, imbruttito dalla sofferenza e dal bisogno, arrabbiato e scostante. (dietro la rabbia c'é sempre il dolore) Ho conosciuto davvero troppi credenti non praticanti e tanti praticanti non credenti! La storia é piena di credenti a loro insaputa. Sono sempre piú profondamente persuaso che la strada piú "giusta" sia sempre quella piú faticosa. (che per qualcuno potrebbe anche consistere paradossalmente nel dare meno e pensare di piú al suo bene). "La fragilità é visibile solo agli occhi bagnati di lacrime", Hermann Broch.
Se nella propria vita si conosce la sofferenza, si eviterà di far soffrire gli altri. Guardando il mare, le stelle, un bambino che nasce, il buio della notte... Sentirsi di fronte a qualcosa di piú grande di noi.
Il nostro Spirito prova un senso di appartenenza ed estraneitá nel medesimo istante (sentirsi "piccoli", un nulla). Parte del Tutto ma al contempo separati dal Tutto. Ed é proprio questa tensione che nutre lo Spirito, che nel turbarci ci spinge al desiderio di andare e vedere "oltre". Siamo al cospetto del Mistero (la cui radice etimologica rimanda al termine "chiuso"). La Mente non puó spiegare con la ragione. La bocca rimane chiusa. Mancano le parole. Cresce il desiderio di essere "abbracciati" da ció che vediamo e che suscita in noi questa "gioia inquieta". Il Mistero non é un enigma da risolvere, perché vorremmo essere noi ad essere risolti dal Mistero stesso! "Come é bello il mondo, ma perché produce cosí tanto dolore", scrive B. Pasternak nel Dottor Zivago. Due dimensioni opposte, ma sempre presenti. "Tenere" le contraddizioni, non scegliere l'una o l'altra. A volte anche l'istinto di sopravvivenza viene
messo da parte per affermare qualcosa di spiritualmente conveniente, ma sconveniente dal punto di vista biologico. Quindi non siamo totalmente determinati e spinti ad agire dalla nostra "natura"! É relativamente facile zittire il mondo fuori.
Ma spaventa, perché se non si é abituati, a quel punto si accede al silenzio interiore, che peró si manifesterá come affollamento di pensiero disturbanti. |
Dott. Giulio Borla Canton Vigna,2 10015 Ivrea (TO) mail: giulio.borla@libero.it tel: 3473601579 oppure scrivendo su whatsapp seguimi su Instagram dott.giulio.borla Orari dello studio: Lun-Ven 09:00-22:00 Sab: 09:00-19:00 Dom: chiuso Powered by JFactor |